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Una pioggia di soldi…

209 miliardi, a tanto ammonta la quota di recovery fund europeo destinato all’Italia. Una vera e propria pioggia di soldi che potrebbe significare una occasione unica di rilancio dell’economia del Paese, ma a condizione di essere impiegati con responsabilità, oculatezza e visione prospettica del futuro.

Ma quali sono le proposte per il futuro, finora avanzate dal governo o suggerite al governo da amministratori e operatori economici locali?

I progetti sono i più svariati: dalla “Foresta urbana resiliente per il benessere dei cittadini” a quello denominato “Costellazione satellitare” per il monitoraggio dello spazio extra-atmosferico.

E non è mancata la proposta dell’Anpal (Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro) per “Piano per le nuove competenze” (una sorta di potenziamento dei centri per l’impiego) e uno di “Empowerment femminile” per la modica cifra di oltre 16 miliardi.

Complessivamente, oltre 500 progetti (557, a voler essere precisi), e viene da chiedersi quanti di questi rispondano ad una reale esigenza del Paese e quanti rispondano invece solo ad un interesse privato.

Una distorsione tutta italiana.

Perché lo sappiamo. L’Italia è un Paese ricca di genio e creatività che dànno il meglio proprio quando si tratta di accedere a fondi pubblici.

Ma siamo sicuri che tutto questo genio sia al servizio delle più nobili intenzioni e necessarie al rilancio del Paese?

Qualche dubbio può venire… E, a guardare i progetti proposti da alcuni ministri, viene il dubbio che anche la loro “creatività” sia stata sollecitata dalla possibilità di muovere parte dei fondi europei.

Insomma, alcuni progetti hanno una visione prospettica che, francamente, non sembra andare al di là del proprio ombelico…

Le proposte dei ministeri

Passi il fatto che il ministro Stefano Patuanelli (Sviluppo Economico) chieda 120 miliardi da destinare a vari progetti effettivamente più o meno utili (si va dal progetto del 5G al «sistema dinamico per il monitoraggio e la pianificazione ambientale urbana ad altissima risoluzione spazio-temporale»).

Passi anche il progetto della piattaforma di e-commerce (una sorta di Amazon all’italiana) proposta dalla ministra Paola Pisano (Innovazione tecnologica).

Ma come la mettiamo con progetti quali “Comunicazione e sentiment analysis” (per misurare lo stato di soddisfazione dei cittadini sulla qualità dei servizi offerte dalla P.A.) proposta dalla ministra Paola Dadone?

E che dire dei quasi 80 milioni chiesti dal ministro Lorenzo Guerini (Difesa) per la svolta green delle caserme?

O degli 1,6 miliardi di euro con cui il ministro Alfonso Bonafede (Giustizia) vorrebbe destinare alla costituzione della ennesima task force, questa volta per la riforma della giustizia?

Uno scherzetto da oltre 27 milioni che, se sono spiccioli rispetto ai 209 miliardi attesi dall’Europa, sono una cifra esorbitante rispetto a ciò che ci si propone di realizzare (300 mila euro, ad esempio servono per estendere il WiFi a 60 stanze. Uno sproposito per chi sa di cosa si sta parlando).Senza contare la richiesta del ministro Luigi Di Maio (Esteri) che vorrebbe finanziare progetti di ristrutturazione dei locali della Farnesina, per l’estensione del WiFi ad alcuni ambienti del palazzo e per l’aggiunta delle webcam ai computer che ne siano sprovvisti, oltre al rifacimento del piazzale antistante al Palazzo.

Il recovery fund potrebbe non bastare…

Certo, prese singolarmente sembrano tutte piccole manovre, e qualche volta possono apparire anche come “quasi” legittime. Ma 300 mila euro per portare il wifi in 60 stanze della Farnesina sono un utile metro di quanto esosa sia ogni spesa prevista. Per giunta a sommare tutti questi progetti i fondi stanziati dall’Europa (209 miliardi) non coprirebbero neppure un terzo della spesa.

Mi piacerebbe vedere questi 209 miliardi, ma forse anche meno, impiegati per rilanciare l’Italia, le sue imprese, il turismo, e tutte le filiere delle eccellenze italiane, ma fintanto che avremo questa attenzione a finanziare il nostro palazzo, il nostro quartiere o, nel caso più ottimista la nostra città, e non penseremo alla Nazione nella sua interezza, non penso che vedremo mai un vero grande rilancio.

Una proposta provocatoria

Vogliamo veramente una politica di qualità? Ebbene la qualità costa: fosse per me, quindi, non esiterei a elargire un vitalizio a tutti i politici incapaci. Unica condizione: uscire per sempre dal Parlamento.

A coloro che ammetteranno di essere in Parlamento solo per attendere di maturare il vitalizio parlamentare, io proporrei di darglielo subito e senza tergiversare oltre così da fare spazio a persone che imprimere dare una svolta di qualità al Parlamento e al suo operato.

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