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Il Decreto Intecettazioni è legge

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“La legge appena approvata potenzia le intercettazioni come strumento di indagine ma nel contempo garantisce una difesa solida della privacy. È stato trovato un buon punto d’equilibrio per cui ringrazio tutte le forze di maggioranza”. Sono queste le parole con cui il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha salutato lo scorso 28 febbraio, la definitiva conversione del decreto intercettazioni in legge dello Stato. Un decreto quanto meno controverso, alla cui approvazione il Governo è arrivata ponendo la questione di fiducia.

Nata con lo scopo di potenziare uno strumento (le intercettazioni telefoniche e ambientali) già disciplinato dal D. Lgs. 216/2017 con cui si intendeva tutelare la Pubblica Amministrazione da eventuali comportamenti scorretti dei suoi dipendenti, la nuova legge presta il fianco a diverse problematiche.

SOGGETTI DI INTERCETTAZIONE

La prima riguarda i soggetti che è possibile intercettare. L’articolo 2 della nuova legge, infatti, modificando la precedente disciplina rende intercettabili: “pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio” (cf. Art. 2, comma 1, lettera c). Questo significa che, al fine di tutelare la Pubblica Amministrazione è possibile intercettare anche chi svolga un pubblico servizio… Un medico di un ospedale pubblico, un tassista, un conducente di autobus, un netturbino, sono tutti soggetti che svolgono un servizio pubblico, e quindi tutti potenzialmente soggetti ad intercettazione.

PESCA A STRASCICO

Una seconda questione aperta è quella relativa alla riservatezza delle comunicazioni che, prima di essere un problema di privacy, è un problema di rilevanza costituzionale (Cost. 15).

Senza contare il fatto che, i captatori informatici intercettano non solo la persona oggetto di indagini, ma anche coloro che si trovino in una certa area di prossimità e che da queste intercettazioni potrebbero scaturire altre notizie di reato. Ciò che però produce un corto circuito del sistema giudiziario perché si realizza una sorta di “pesca a strascico” di potenziali reati intercettando persone che, fino a quel momento, erano titolari di un altro diritto costituzionale: quello di presunzione di innocenza (Cost. 27, comma 2).

NELLE MANI DEL PM

La nuova legge prevede, inoltre, che tutte le registrazioni vengano trasferite al Pubblico Ministero (Pm) cui, solo, compete di stabilire le parti di intercettazioni utili ai fini delle indagini. Ciò che consegna al Pm un potere decisamente rilevante.

IL CAPTATORE INFORMATICO

Altra serie di questioni riguarda lo strumento utilizzato al fine delle intercettazioni. Il captatore informatico, infatti, non è altro che un trojan horse, un virus solitamente veicolato da un software apparentemente sicuro, che apre falle nella sicurezza del dispositivo infettato.

Quasi un “virus di Stato”, visto che si richiede solo che il software sia “conforme ai requisiti tecnici stabiliti con decreto del Ministro della giustizia”, che i dati raccolti siano trasferiti in un archivio digitale, e che tale trasferimento sia monitorato a tutela della integrità dei dati.

Quello, però, che la legge trascura di specificare è: chi sviluppa il software, dove è ubicato e chi gestisce ili server su cui i dati oggetto di intercettazione vengano salvati prima di essere trasferiti all’archivio digitale, chi ha accesso a tale server e chi garantisce la  genuinità dei suoi contenuti.

SICUREZZA DEI NOSTRI DISPOSITIVI

Oltre a queste problematiche, restano poi la questione della sicurezza dei nostri dispositivi: se un tecnico incaricato dal Pm può installare un dispositivo di captazione (ovvero un virus di categoria trojan) su un qualsiasi dispositivo, cosa vieta che altre persone, con uguali o maggiori competenze, facciano altrettanto?

Insomma, se da una parte non sorprende che le opposizioni abbiano fatto ampio riferimento al Grande Fratello di George Orwell, dall’altra un merito sicuramente va ascritto a questa legge: ci ha fatto prendere coscienza del fatto che nessun dispositivo, nell’era della grande rete, potrà mai dirsi al sicuro, e magari ci convincerà a lasciare qualche volta il nostro dispositivo mobile, senza che la mancanza di questa moderna protesi ci faccia sentire monchi.

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